Publichiamo l’intervento del dott. Antonio Viola, Segretario provinciale di Latina della FIRST CISL, il Sindacato dei bancari e assicurativi, che ha svolto nel corso del Convegno sul ruolo sociale delle banche, tenutosi nel mese di novembre presso la BCC dell’Agro Pontino di Pontinia, cui anche noi della CLAAI Assimprese abbiamo aderito. Un momento di importante confronto sul sistema economico e finanziario di prossimità, cui hanno aderito numerosi esponenti del mondo economico nazionale.

Ivan Simeone

Il Ruolo sociale delle banche

di Antonio Viola – Segretario Generale FIRST CISL – Latina

Ringrazio innanzitutto, i padroni di casa nella persona del Presidente Maurizio Manfrin e del D.G Giuseppe Sellan e tutto il personale della BCC dell’Agro Pontino – Cassa Rurale, per questa giornata speciale. Do’ il benvenuto alle studentesse ed agli studenti ed al corpo docente degli Istituti superiori Manzoni, Marconi e Vittorio Veneto e della Facoltà Economia La Sapienza – sede distaccata di Latina.

Saluto l’Associazione Italiana persone down – sezione di Latina  nella persona della presidente Dott.ssa Samanta Meini e “CLAAI Assimprese Lazio Sud” nella persona del suo Direttore Ivan Simeone, Confcooperative qui rappresentata dalla Dott.ssa Fabiola di Loreto, presente anche come relatrice alla tavola rotonda, la Città di Pontina nella persona del sindaco Eligio Tombolillo, che unitamente alla First Cisl di Latina, che qui rappresento,  patrocinano questo evento.

Saluto tutti coloro che ci seguono mediante la diretta Facebook assicurata dal quotidiano Latina Oggi e ringrazio per l’attenzione dedicataci, il direttore Alessando Panigutti. Saluto e ringrazio le relatrici ed i relatori nonché il Moderatore dell’Incontro Carlo D’Onofrio per i contributi preziosi e gli spunti di riflessione che emergeranno nel corso del dibattito. ( Sua eccellenza il Vescovo Mariano Crociata, il Prof. Stefano Fontana Presidente del Consiglio di Area didattica di Economia – Università La Sapienza di Roma ,  La Dottoressa Fabiola di Loreto Direttore Generale di Confcooperative, La Dottoressa Claudia Benedetti responsabile dello sviluppo Mutualità di Federcasse, Il professor Leonardo Becchetti Economista e Presidente del Comitato scientifico di Next – Nuova Economia per tutti e ovviamente il Segretario Generale della First Cisl Riccardo Colombani ). Ringrazio la nutrita delegazione della First Cisl qui presente a testimonianza dell’importanza che ha questo confronto per la Federazione, con cui condivido un percorso teso proprio ad  evidenziare l’ importanza di valorizzare un nuovo modo di “ fare  banca” ,   rilanciandone il ruolo sociale ed economico.  Saluto tutti gli ospiti, le autorità presenti, che, insieme a voi tutti, rendono oggi la città di Pontinia, protagonista di questa intesa giornata.

A pensarci bene la città di  Pontinia, con i suoi 14.950 abitanti circa, pur non essendo tra le più grandi città della provincia, può vantare la presenza di un Istituto di Credito, che in un contesto di profonde trasformazioni, di crisi economica immanente e di desertificazione bancaria, non è cosa di poco conto. Tale opportunità, al netto dell’intraprendenza imprenditoriale dei fondatori nel 1952, è stata sicuramente favorita da un contesto normativo e sociale ben preciso, senza il quale la nascita di questa importante realtà bancaria del territorio pontino, non sarebbe stata possibile.

Questa considerazione va di pari passo con gli spunti di riflessione che il bilancio sociale delle BCC, renderà possibile nella tavola rotonda odierna. Non a caso nel Bilancio sociale della BCC dell’Agro Pontino, c’ è un esplicito riferimento ad uno dei pilastri fondanti di quello che possiamo definire una storia di successo:

Art.45. La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità`.  La legge provvede alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato.

Non è mio compito oggi fare una disamina del contesto normativo di riferimento, ma mi preme evidenziare altri 2 articoli della carta costituzionale, che fanno da corollario al menzionato articolo 45:

Art. 41. L’iniziativa economica privata è libera. Non puo` svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla liberta`, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché´ l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali .

Art. 47. La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.

Già in questi soli 3 articoli, anche se non esaustivi delle lungimiranti intuizioni dei nostri padri costituenti, complice anche la legge bancaria pro tempore esistente, ci sono i presupposti di quello che è stato il miracolo economico italiano del II° dopoguerra. Con queste norme, infatti, essi hanno voluto realizzare una sintesi tra la libertà di iniziativa economica e la necessità che questa non sia assoluta, ma tenga conto dei limiti di legge e venga esercitata in un’ottica solidaristica. La visione è chiara: realizzare una crescita inclusiva e collettiva di tutti ceti sociali, al punto da prevedere esplicitamente una crescita mutualistica e soprattutto coordinata a fini sociali, permettendo così al nostro paese, senza materie prime e risorse finanziarie di risorgere dalle devastazioni della guerra. Questa visione aveva un terreno fertile su cui prosperare, poiché si fondava su valori cristiani profondamente radicati nel nostro tessuto culturale e che a distanza di 2000 anni, sono intatti nella loro rivoluzionaria modernità. Basti pensare al potente messaggio di inclusività ante litteram del Vangelo secondo Matteo Mt 20,1-16, che, nella parabola dei lavoratori della vigna, chiaramente richiama l’attenzione verso i più deboli, verso i lavoratori emarginati, i poveri.

Il padrone della vigna dà infatti, loro una possibilità di lavoro, di ritrovata dignità, addirittura ricompensandoli più di quanto apparentemente dovuto: Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi. E che cos’è l’ecclesia – la comunità dei fedeli – se non l’evoluzione cristiana dell’ecclesia greca, cioè dell’assemblea popolare delle libere città dell’antica Grecia, dove Vi partecipavano con diritto di parola e di voto tutti i cittadini nel pieno possesso dei loro diritti: e dove la partecipazione dei non abbienti fu resa possibile in Atene da Pericle con l’istituzione di una speciale indennità. Una comunità forte di cittadini che attivamente concorrono alle decisioni ed al benessere della loro comunità,………  questa era la medesima visione dei nostri padri costituenti.

Ecco, che in tale contesto, appare evidente che il bilancio sociale di  banche come le BCC non possa essere derubricato a semplice “beneficienza “, ma emerga prepotentemente come un formidabile strumento di coesione e di condivisione sociale, soprattutto quando è indirizzato verso le realtà più fragili e vulnerabili.E’ una visione limpida, in cui, il benessere e la crescita economica passano per un approccio collettivo ed un benessere inclusivo che  trasforma le difficoltà in opportunità, come è ben  evidenziato nello slogan della BCC dell’Agro Pontino: da Palude ad opportunità! Avere salde radici ed una chiara identità culturale, ci permette di affrontare il futuro e le pesanti sfide che si paventano all’orizzonte senza cedimento e senza quella facile omologazione al ribasso, rispetto a modelli organizzativi eterodiretti e funzionali ad interessi economici, che nulla hanno a che vedere con quelli delle comunità locali. E’ ormai chiaro a tutti, che dietro la facile propaganda che si cela mediante l’utilizzo di anglicismi ridicoli ed una forsennata e soprattutto non governata globalizzazione, ad una digitalizzazione forzata, si celano interessi economici che stanno devastando il pianeta, determinando uno sfruttamento delle risorse ed una inaccettabile concentrazione di ricchezza nelle mani di pochissimi, neanche fossimo alla vigilia di un “neo feudalesimo mascherato di modernità”. Basti pensare ai tentativi monopolistici di blindare l’intera filiera agroalimentare, mediante brevetti e royalties controllando finanche la distribuzione, tanto per contestualizzare i pericoli, in un’area fortemente vocata all’eccellenze di tale realtà produttiva. E’ ormai chiara la necessità di reagire a tale deriva e di rivendicare un recupero della nostra libertà economica e sociale, in modo che possa essere veramente funzionale ad una crescita, non solo collettiva, ma sostenibile,…. ed in tale ambito molti sono i movimenti di pensiero economico che si stanno sviluppando.

A partire ad esempio da quello indicatoci dall’economista e psicologo norvegese Espen Stoknes, che chiaramente afferma che se non cambiamo modello di crescita, si arriverà al collasso della società. Serve invece, una “ crescita sana “ , a livello personale, aziendale, urbano e globale , una crescita  soprattutto basata sulle disponibilità delle risorse e più equa!

Dobbiamo ridurre la disuguaglianza sociale che abbiamo accumulato negli ultimi 40 anni, se vogliamo creare società più stabili.” Dichiara Stoknes, “ Noi lo abbiamo chiamato ‘indice della tensione sociale’ per calcolare quando la diseguaglianza economica alimenti il rischio delle tensioni sociali. C’è poi il problema di evitare il collasso ambientale. “Voglio ribadire che se non si farà nulla, si arriverà al collasso della società. Non a lungo termine, ma a medio termine: la frammentazione della società e la mancanza di cooperazione sono già in atto“. ( Sta già accadendo in alcune parti del mondo come in Sri Lanka e in Ecuador”.)

Anche in Italia questa consapevolezza sta crescendo e si parla insistentemente sempre più di economia sociale, di economia civile, di un recupero di quei fondamentali, che ai nostri padri costituendi erano chiari e che purtroppo superficialmente abbiamo svenduto alla propaganda ed al marketing aggressivo di lobbies prepotenti, ricche e ben organizzate. E’ l’economia di Francesco di Assisi, ad esempio, su cui recentemente decine di migliaia di giovani – economisti e imprenditori under 35 – provenienti da 120 Paesi, si sono confrontati, rispondendo all’appello di Sua Santità ad Assisi :

Voi siete chiamati a diventare artigiani e costruttori della casa comune, una casa comune che ‘sta andando in rovina’. “ Una nuova economia, ispirata a Francesco d’Assisi, oggi può e deve essere un’economia amica della terra e un’economia di pace.

Illuminante poi l’attacco esplicito di Papa Francesco ad una certa “finanza fine a se stessa, che ha generato un’economia «triste, pessimista, cinica» in cui Il consumismo attuale cerca «di riempire il vuoto dei rapporti umani, con merci sempre più sofisticate». Laicamente, sono le stesse criticità che Bauman ha ben evidenziato nella sua definizione di società liquida e dei pericoli in essa insiti, in cui: l’esperienza individuale e le relazioni sociali sono segnate da caratteristiche e strutture, che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante, incerto, fluido e volatile. Senza contare poi le fragilità generate dall’ essere individui isolati da una bolla di effimera connettività social, che invece ci allontana da tutto ciò che realizza la pienezza della nostra esistenza. Ecco l’importanza di avere radici salde, di avere un tessuto sociale solido e coeso, economicamente vitale ed il cui benessere diffuso, disinnesca le tensioni sociali. Ecco perché il bilancio sociale di una banca è così importante e può fare la differenza nell’inclusività, che genera la condivisione dei profitti.

Nella coesione e nella cooperazione possiamo ritrovare la forza e la determinazione che permette di trasformare le difficoltà in opportunità, di generare insieme una crescita felice, di essere vincenti, di trasformare le nostre ferite in medaglie, la palude in opportunità! Con questa tavola rotonda il territorio pontino si propone come Laboratorio di Idee, per raccogliere la sfida per uno sviluppo sostenibile ed inclusivo per il nostro futuro!

Ringrazio per tale motivo nuovamente i padroni di casa nella persona del Presidente Manfrin e tutti i partecipanti all’incontro odierno, per questa preziosa opportunità. Siamo qui oggi per avviare un nuovo percorso, per confrontarci fattivamente con i principali protagonisti del mondo economico, sociale, della scuola e del mondo accademico ed insieme disegnare un futuro possibile.  Tutto ciò è faticoso, tremendamente faticoso, perché richiede impegno, partecipazione attiva e ci impone di essere cittadini nel senso nobile del termine, per rispondere coesi alle sfide che il prossimo futuro ci impone.  Territorio Pontino Laboratorio d’ Idee – oggi la città di Pontinia è protagonista!